Non c’è niente di più cristallino di una giornata riletta al tramonto (John Updike)
̶ “Mi hai messo le mani al collo, esigo le tue scuse”
̶ “Ah sì?! E dove le volevi le mani?”
Avrei voluto dormirti addosso, con tutto il mio peso. Ho detto. Nel portafogli ho venti euro e non posso permettermi una camera d’albergo in centro, i preservativi e la cena di pesce crudo. Ho troppi debiti in giro per la città. Lavoro molto e mi pagano male. Hai detto
Da qualche tempo ho continui giramenti di testa e per una manciata di secondi mi sento smarrita, come se il tempo si fermasse e le parole degli altri sembrassero pronunciate con lo spelling, in una lingua che non conosco bene. Annaspo e cerco l’anestetico giusto. Forse è un disturbo d’ansia sociale. O, più semplicemente, il magone degli alcolisti. Quelli che trasfigurano la monotonia degli incroci e fanno diventare la merda dei cani il segno di una tragica volontà superiore. Lo Xanax mi toglierebbe ogni fantasia, però ricomincerei a dormire.
̶ “Compreresti il latte di soya?”
̶ “Ancora con queste cazzate bio. Stai al tuo posto donna, a fare la spesa ci penso io”
̶ “Smettila di trattarmi così non sei nemmeno…”
̶ “Nemmeno cosa?”
̶ “Divertente”
̶ “Cai cai, quanto ti piace piagnucolare. Allora non sei una gatta ma solo una cagna ferita che implora una carezza”
̶ “Bastardo”
̶ “Taci, nessuno ti ha dato il permesso di parlare. Continua a guaire, lo fai così bene…”
Cammino. Via della Giuliana, poi la strada si fa dritta fino alla metro Ottaviano, non mi posso perdere che in me stessa. L’attenzione è la chiave maestra di ogni evoluzione spirituale. Il male risiede nella distrazione. E l’inferno nella ripetizione. Il sole mi sorprende a metà del percorso. Mi travolge. Ho lasciato che il respiro mi passasse dentro, su e giù. Mi salvo, mi perdo, mi salvo di nuovo. Il tempo non esiste. Strombazzano. Il semaforo è ridiventato rosso.
̶ “Tu veneri l’indecenza e parli come una replicante”
̶ “Questo perché sono il tuo specchio. Io ti replico…”
̶ “Allora ti identifichi con quel che ti capita?”
̶ “No”
La dannazione è muta e la beatitudine? Ha il suono della Sinfonia n° 7 in La maggiore di Ludwig van Beethoven.