Escapismo

« Era meglio quando ci drogavamo » dice un uomo alto e stazzonato. Sembra Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte di Signac. Non c’è la Senna ma una piscina coperta e gli ulivi centenari censiti

Maurizio Anzeri, family album, 2014
Maurizio Anzeri, Family album, 2014

 

Due palloni. Due fratelli, uno di sei anni si è pisciato addosso perché non aveva voglia di arrivare fino al bagno, dice sua madre. « Gli ho tolto la Play Station e il telefonino per questo », aggiunge. Anche gli adulti giocano e ridono fuori, ma è un modo di esprimere gioia adatta a essere mostrata sui social network. Si conoscono da ragazzi e un paio di volte l’anno. Mangiano, bevono e sono curiosi di scoprire quanto sono invecchiati e se i difetti fondamentali sono rimasti gli stessi

Alcuni sono obesi, prendono farmaci per impedirsi le dipendenze ma hanno raddoppiato lo spessore fisico della tristezza, che parla dall’adipe. Le donne del gruppo sono in forma, tranne una che ha avuto un male alla testa. Molte sono sole. La luce svela cose che il trucco dissimula. Sono le donne ad apparecchiare e sparecchiare. A chiedere di chi sei fidanzata o moglie. Come cento anni fa. Gli uomini discutono di calcio, alcol, tatuaggi, poca politica, un po’ di illazioni sulla fica; ma poche che ci sono i bambini. Quelli sopra i cinquanta e fino ai settanta stanno in disparte, insieme a loro pochi adolescenti, due gatti e un Cavalier King pezzato nero. « Non ho mai bevuto il vino con l’acqua » dice una ragazza curva e dentona al ragazzo flaccido che mette alcuni cubetti di ghiaccio nel suo bicchiere. «Non è acqua, ci vuole un po’ prima che il ghiaccio si sciolga» risponde lui. Ci sono loro e il prato, loro e il glicine, loro e la vallata. Poi arriva la sera. E il paesaggio scompare.

You Got The Love

“Dunque, come le dicevo,
lei ha una fissazione d’amore.
Non esistono sentimenti così,
contemplati nella nostra psichiatria.
Le va bene?
– Certamente”
(Alda Merini, Delirio amoroso)

Deve incontrarlo fra un paio d’ore. La luce è morbida, come un maglione nuovo. Ha quello smalto su tutto il corpo, quel ritmo delle belle canzoni. Vuole cose. Le vuole perché le merita.

Wouter van Leeuwen, Katsumi Omori, 2011
Wouter van Leeuwen, Katsumi Omori, 2011

Deve incontrarla fra un paio d’ore ed è nervoso. Parla con un amico

― “Vuole cose che io…”

― “Che tu?”

― “Che io non so volere”

― “Ti piace?”

― “Mi piace”

― “E allora?”

― “È un casino”

― “Cosa?”

― “Tutto”

Lei si ferma davanti all’edicola di piazza Strozzi, saluta Gianni, l’uomo dei quotidiani, e legge sul Messaggero:Un barbone marocchino invitato da una donna a partecipare ai festeggiamenti natalizi la stupra dopo il cenone…”. Resta in silenzio. Andrà al suo aperitivo digrignando appena i denti bianchissimi

 

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David LaChapelle, Addicted to Diamonds, 1997

Lui ha assecondato le istruzioni. Vivendo come sua madre gli eccessi dei borghesi di provincia. Dal guscio delle convenienze. Con qualche incrinatura Punk a vent’anni. E laurea, master, studio al Patheon. L’invidia dei colleghi in scooter, che alle feste portano il Corvo. Come negli anni ’90

Tutto conquistato passo passo.  Nella Roma pigra dei taxi. Rinunciando alle velleità musicali. Qualche escort ogni tanto. La coca a Capodanno. La Thailandia come premio. La casa col mutuo da condividere con gli Erasmus. Alla soglia dei trentotto l’amore. Con una professionista elegante e curata. Figlia di un associato in Fisica e di una latifondista lucana dedita alla coltura del peperoncino. La sicurezza. Dopo tre mesi di convivenza ha confessato agli amici un dubbio. L’ha fatto dopo l’ultimo giro di gin. Con un’aria seria e indecifrabile. L’unico silenzioso nella caciara. Non si è fatto scuotere dalle domande. Più grevi che sensate.

― “Te scopi ‘natra?” gli ha chiesto Daniel

 

 

― “No. Lei capirà”, ha detto della sua giovane fidanzata

― “Le ho comprato un solitario da Tiffany”