Ombra nell’Acqua

Stava, circonfusa dal colore del sole nelle giornate di maggio. Un sole tanto caldo e confortevole allo sguardo da sembrare finto. Le esperienze di confine, sopratutto nella percezione, saltano dal vero alla finzione. Probabilmente per la loro polarità eccessiva. Una cosa non vera che lo sembra o non del tutto falsa per allontanarsi quanto basta dal vero. Lei era in attesa di un ritorno e aveva smesso, per questa ragione, di muoversi, mangiare e respirava a piccoli sorsi. Convinta che anche quel movimento involontario potesse disturbare l’estetica rappresentata dall’immobilità

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Freek Wambacq, Rain – Meinl Nino 596 Botany Shaker Apple, 2013″ Archival pigment print on cotton rag paper Format 43 x 55 cm Encadré/Framed: 82,4 x 94 cm

Spiegarvi di lei sarebbe come fotografare un odore. Non parlava ed era entrata nel paesaggio al pari di una statua ricoperta dal muschio. Ti piacerebbe vivere la vita che non hai vissuto? Hai presente quando ripensi ai momenti di scelta della Facoltà Universitaria o, ancora prima, addirittura della scuola. Oppure ti capita di essere sommersa dalla grande solitudine di quando i compagni di classe ti vessavano. Dal peso di un’ingiustizia misurata da unità di silenzi, insieme all’oscuro sospetto che una colpa potesse farti meritare l’accanimento di un branco di feroci adolescenti. Ripensi alla strada che non hai percorso, al ragazzo che ti amava ma non era all’altezza delle aspettative della tua famiglia. Al momento in cui hai inscatolato la tua roba e hai lasciato la città che amavi per raggiungere una persona con la quale iniziare una vita nuova e ricostruire una parte di te perduta. Non sto parlando di questo, volevo mettere nel pacco dei ricordi un odore e partire da lì. Un breve viaggio. La direzione è a riva, laggiù vi aspetta l’ombra della donna riflessa sull’acqua

Fai quello che cazzo ti pare ma portami sempre con te

“Le auguro due cose che spesso ostacolano il successo esteriore e hanno tutto il diritto di farlo perché sono le più importanti: l’amore e la libertà”

(Stig Dagerman)

Vivo in una piccola città. Anche i muri hanno le orecchie. Bisogna stare molto attenti a chi si fa una confidenza o a mostrare cambiamenti nell’aspetto. Quando cammino per la strada, se mi sono truccata in velocità e incontro le amiche di mia madre, subito mi chiedono: “Ma stai poco bene?”. E mi infastidisco, perché non mi va che le persone sappiano cosa penso

Noi ci vestiamo tutti uguali. Compriamo le cose che indossiamo negli stessi negozi, che stanno nel centro commerciale a due chilometri dalla fermata del tredici. Certe sere, dopo il lavoro, vado a fare una passeggiata sotto i portici del centro commerciale del quale ho parlato. Ci vado spesso, visto che ci lavora un ragazzo che mi piace. Mi fermo davanti alla vetrina di fronte alla sua. Lo vedo riflesso e studio le sue espressioni facciali. Ma lui non si è mai accorto di nulla. Non si è accorto di me. Questo ragazzo è molto carino ed è pure fidanzato. Però da qualche tempo litiga spesso con la sua tipa. Lo vedo dal riflesso: prima di chiudere il negozio le telefona e discutono. Si fa scuro in faccia e stropiccia le guance e la fronte. A me piace uguale, perché è così bello che quando si arrabbia riesce quasi a sembrare più maschio. Ha gli occhi azzurri e la barba bionda. Se poi è proprio imbufalito, gli spuntano le lentiggini sul naso. Non sono mai entrata nel suo negozio che, fra virgolette, è di telefonia ed è in franchising.

… E la venne a prendere per fare un po’ di primavera e nella mente ripeteva le ultime parole che aveva letto su un libro svedese

Mi immaginavo che andasse così. Come nei film  che si guardano nelle giornate di pioggia. Ché fuori non c’è niente. E in quei venti minuti di oscurità arrivano brutti pensieri. Da prima. E li devi scacciare

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Gottfried Helnwein, Anna, 160 cm x 109 cm, oil and acrylic on canvas, 2010

Per esempio, i miei compagni di scuola che non mi parlano. Fanno finta che non esisto. Io li chiamo e loro non sentono. Non ascoltano neppure se mi avvicino. Arrivano, di tanto in tanto, questi pensieri che non so più se sono veri o la mia mente li ha inventati. Ma io non voglio dargli soddisfazione a queste voci nella testa. Io voglio andarmene via. Con lui. Lui per me è tre metri sopra il cielo. Sta fra le stelle che vedo di notte. Così lontane dal mio quartiere puzzolente, con i gabbiani che mangiano la spazzatura e uccidono i piccioni sui tetti delle automobili.

Mia madre prepara sempre quelle stupide patate bollite con il prezzemolo e l’aglio. Ma io resisto. E ti penso. Tu stai per andare via quindi…

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