Dopo il rito

L’ultima settimana di aprile è andata nel bosco. Dietro gli alberi oscuri, quelli più interni, le anime che la accompagnavano dalla prima mestruazione si sono manifestate

Matthew Barney, From the Harvard Art Museums’ collections Envelopa_ Drawing Restraint 7 (manual) C, Gelatin silver print, 1993

Lungo il sentiero, due lepri si accoppiavano mentre un lupo lontano dal branco aspettava di aggredirle. Doveva compiere un sacrificio. Il suo spirito guida si era aperto un varco durante l’ultimo viaggio astrale. Bethany era il nome che ha voluto pronunciasse tre volte, prima di tornare nella dimensione pesante. L’evocazione ha chiarito le tappe. Il bosco era la prima delle tre. L’ultima avrebbe trasformato il corpo in una energia più vasta e imperiosa, del tutto identificata con ogni elemento naturale a disposizione: cortecce, foglie lanceolate, piccoli insetti e grandi animali da predazione. Non era la prima volta che conduceva il suo veicolo corporeo sulla via della purificazione attraverso la putrefazione. In altri momenti storici i neofiti l’avrebbero chiamata palingenesi. La carne è innocente, parla di quello che dobbiamo riparare. ‘Non sempre sarà possibile ripristinare l’integrità corporea’, aveva detto Bethany. Una parte del corpo le era già stata asportata, tuttavia il sacrificio non era sufficiente. L’arrivo nel cuore del bosco, il silenzio, l’ala che faceva sobbalzare piegando un alto ramo, tutto parlava di un passaggio più svantaggioso del previsto eppure commovente nella sua perfezione incontrollata. Lasciò gli abiti su una siepe e proseguì indossando i sandali di cuoio. Le zanzare le pungevano le orecchie, le caviglie e i genitali. Sistemò un altare di pietre sulla prima radura spaccata dalla luce spiovente della mattina, disponendole in cerchio. A quel punto filmò e la celebrazione, dopo il rito, divenne virale.

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