Nè cura nè luogo

Volevo dirti che toccarti mi ha toccata. Che sentirmi guardata così, dalla parte cava delle ossa, da un disadattato come te a una disadattata come me, ha aperto un varco fra le croste

 

 

Le croste sono sangue rappreso. Per essere forti bisogna essere fieri dei nervi a pezzi. La ruota di pietra sembra girare solo per me. Come l’Hip hop nero di Marracash che mi piace tanto.  O Una rotonda sul mare 2.0. Uomini come bambini narcisi. Ricchi, viziati, con i cassetti pieni di occhiali Ray-ban e alcol, canne, coca, lacrime che poi sono pugni. Urla sull’acqua: pantano astratto nel quale non finiscono mai di rimirarsi. Rapiti dall’estetica dell’inganno e dell’anafettività. Ecco servita la Venezia dell’ego, piena di fantasmi. Tutti uguali.

Stare vicini è come masturbarsi: c’è un nuovo virus e si chiama ottimismo conformista. Pensiero positivo mortifero come una lobotomia

Ho diritto alla tristezza, ma quella buona: sul mare, per un bacio, per quella volta che mi hai lasciata con una frase che suonava come “Tanta fortuna”.

Tuttavia, senza cura per l’anima c’è l’accumulo, l’amore per il potere, c’è l’omicidio per danaro, l’assassinio della fiducia, la soppressione spartana del debole. E noi fratello siamo fottuti, in quanto disallineati

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Ana Mendieta, Untitled (Silueta Series, Mexico), 1976

La maggior parte degli uomini che conosco sembra che non debba mai dare nulla in cambio per quello che ha ricevuto. La cena in cucina, la musica a letto, il sesso veloce e nemmeno il conto. Vale comunque la pena di avere fede nel futuro. La certezza irrazionale che qualcuno sussurri nel buio di un’enoteca: “Ti stavo aspettando”. Una sera qualunque, a Roma, con la pioggia che imperversa. La malinconia non è resa, è vita. Sincera.

 

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