Paesaggio senza spettatore

La fine della storia. Uomo medio, professore d’umanità ma non di coraggio. La faccia sporca dei processi storici degli ultimi quarant’anni. Si muore. Muori che tu lo voglia o che ne abbia una fottutissima paura. Nelle province coraggio e paura non salgono in superficie. Tu, amo da pesca per totani. Insomma, siamo pesci trasportati da correnti anomale. Oggi il vulcano spara le sue sabbie mobili e tu hai lasciato il corpo a cremare. Sono fuochi, sono dolori. Intanto le femmine del luogo auspicano amori automuniti, garantiti, cocktail paganti. Io, donna bancomat, me la rido dalla parte delle mai amate abbastanza. Qualche volta ho vomitato ubriaca per le stanze delle feste

Quando ti tocca la fredda luce della luna

Gli uccelli cinguettano senza pietà. Il mio sistema vacale è scosso. Se mi chiedi un caffé rischi il plotone d’esecuzione. Le parole sono sottili, veline quasi. Oggi Shioba ha preso un treno dalla stazione del paese e ho visto chiaramente che gettava dal finestrino il cellulare che le avevo regalato due mesi fa. Non sopporto questo pigolio insistente dei merli in giardino. Quando tornerai mi troverai più magra, con un piega sul lato sinistro della bocca. Ho regalato i vestiti invernali alla vicina, quella della porta rossa, che ha la figlia in Australia. La banca mi ha chiamata per la tua polizza: quando vuoi che ti prenda l’appuntamento? Da qualche giorno lampeggiano le luci nelle stanze che attraverso, c’è tensione mentre ti aspetto. Ho comprato il pesce che ti piace e l’ho congelato. Tu porta il vino.