Nella sindrome di Cotard vi è un delirio di negazione, vi è ansia, con tematiche ipocondriache di depersonalizzazione somatica e derealizzazione, in cui la persona crede di non avere certe cose; gli individui che ne sono affetti credono che persone care siano morte o negano di avere parti del corpo, come il fegato, il cuore, etc, oppure credono che il loro corpo si sia trasformato, pietrificato (per esempio una madre che si dispera della morte del figlio nonostante la sua presenza nella stanza del colloquio). La sindrome di Cotard è una delle malattie più rare oggi conosciute. Si stima esserci non più di un centinaio di casi noti alla scienza ed è detta anche “Sindrome dell’uomo morto”, oppure nel mondo anglosassone “Sindrome del cadavere che cammina”
(Wikipedia)
Vi ho mai parlato del suo stato nervoso? Non è che facesse cose del tutto insensate, tipo discutere al telefono con nessuno. Si limitava a camminare. Fino al punto di mettere a tacere i pensieri. Un pezzo di strada per volta. Chi cammina lo sa che i pazzi sono quelli che si vedono circolare nei paesi, senza sosta e meta. Così lui lo faceva con circospezione. I pazzi camminano e parlano da soli, qualche volta il tono della loro voce si eleva, se i fantasmi spingono dai confini
Accompagnava ogni passo alla moviola del rapporto con lei e alla musica negli auricolari, la stessa musica che dava la radio locale
Una volta a casa, mi raccontava quello che gli capitava di vedere: muretti a secco, buche causate dai rovesci autunnali, motorini con intere famiglie impilate sopra. Animali appena tirati sotto da qualche automobile o gonfi per l’avanzato stato di decomposizione
Era come vedere attraverso i suoi occhi, che non avevano mondo. Non parlava con altri amici oltre me, solo con i passanti cui chiedeva sigarette e poche persone della vita di prima. Dormiva sul mio divano, lavava i piatti, spazzava e dava da mangiare ai cani, prima di iniziare a camminare. Camminare. Camminare. I poveri sono abituati a perdere, ma l’amore rientra nei beni impalpabili che permettono di stringere qualcuno in inverno e potercela avere con il vicino e le sue scopate notturne, certi di trovare almeno un Cristo disposto ad annuire davanti ai nostri vaneggiamenti fluviali. “Tu sei troppo buono”, e cose di questo genere
Ogni volta che vedeva una Punto blu, uguale a quella di lei, il cuore cominciava a battergli in modo ostinato e cavernoso. Diceva. Sembrava anche si fermasse, così il respiro. A quel punto tutto il corpo gli si faceva curvo e vulnerabile; scomponibile. Un corpo tuta, senza più nulla dentro. E si pizzicava il braccio per dimostrare a se stesso che non sentiva più niente.
La sua era una storia triste in tre parole: cornuto e mazziato. Quando smise di preoccuparsi del vuoto, cominciò a divertirsi a riempirlo.