Due mogli. 2 agosto 1980 di Maria Pia Ammirati

Ci sono morti e non responsabili, ci sono corpi bruciati, ci sono uomini secondari – i mariti suppellettili e i figli accidiosi –, c’è un’orazione civile al femminile, c’è la faction (un po’ finzione e un po’ cronaca di un altro secolo, il Novecento al suo apice d’ottimismo, nonostante tutto così vicino all’attualità). Quante trame di vita su quei binari titolava l’articolo di Biagi, all’indomani dell’esplosione

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Pesci volanti

Trovare un’azione che non sia automatica: parlare, scopare o innamorarsi (Ex Machina, Alex Garland, 2014)

Al bambino radioattivo: l’arte resta nonostante gli umani una forma imperfetta d’amore

« Dobbiamo abbatterlo », aveva detto il veterinario

Untitled by Simon Stålenhag, 2016
Untitled, Simon Stålenhag, 2016

Il cavallo aveva saltato male una roggia e si era fratturato l’omero. Lui gli aveva tenuto la testa che penzolava sull’acqua del fiume, fino alla fine.
Così, lei non l’aveva perdonato e lui nemmeno. L’acqua scura con i pesci volanti. Un’intera notte abbracciata a un uomo che non conosce. Le dita di lui sulla sua schiena e sull’areola del seno e poi strette intorno alla gola. Eppure non sentiva freddo o paura. Tenuta forte per non annegare. L’aveva sognato qualche notte prima. Nella dimensione onirica vedeva con una certa frequenza l’acqua. E il piano astrale che compensava le perdite con la stessa puntualità. Riallineando quel territorio dentro il quale gli esseri viventi sono cellule, atomi, croste che galleggiano, in un flusso di visioni, suoni e intermittenze. Solo nel sonno la sua anima riconosceva la strada per tornare al buio e non perdersi

Aveva pagato il cavallo con la riscossione del premio assicurativo, un anno esatto dopo l’amputazione del piede destro. Non era un esemplare memorabile, però lo aveva isolato subito nell’allevamento, come si adocchia il piccolo danneggiato di una cucciolata. Per somiglianza, chi può dirlo, con la parte in collera che non accettava la protesi. La sua nuova vita era iniziata da quel baio e ora si chiudeva un paragrafo con il suo sacrificio. La permuta tra la sua libertà e la morte di un rapporto danneggiato. Tutti e tre loro erano danneggiati e ora bisognava ricominciare. Aveva perso il cavallo e quello che doveva essere il compagno. Lui non la vedeva così: com’era naturale, preferiva salvare se stesso alla prospettiva di considerare il male inferto. «Non voglio sprecare la mia vita con una che mi mette sullo stesso piano del suo cavallo. Punto », aveva detto.

Secondo Platone Klêros è la “parte nel mondo” che le anime decidono prima di incarnarsi. Da questo punto di vista scegliere il proprio Klêros è indirizzare la propria sorte. Il cavallo aveva scelto di essere suo per avere l’amore che si può sperimentare quando la fiducia non è ostacolata da nessun tipo di pregiudizio. L’aveva scelta per vivere e anche per morire e, in un certo senso, per essere ricambiato con quello stesso amore.

« Guarda com’è pulito il cielo »

« È bello. Pensa di più a te però…»

« Ci penso a me »

« Non mi pare »

« A te non pare ma è così… »

In realtà l’ostacolo non era la leggerezza di avere guidato il cavallo verso il pericolo. Il casino era quell’altro uomo del segno dei Gemelli, quindi doppio e imprevedibile, dentro la testa del suo ex. Quell’omuncolo arido che lo guidava in segreto e gli confondeva i pensieri. L’uomo che beveva una bottiglia di anisetta in un’ora, quando stava da solo. L’essere annoiato che aveva perso qualsiasi interesse per il sesso, se si escludevano i selfie osceni delle sue amanti sposate, che gli mostravano l’oltre delle mutande e i buchi più stretti. Dopo la seduzione c’era il vincolo, le pretese e la ripetizione delle scene iniziali; il graffio sulla superfice sotto la quale si nascondeva altra superfice. In quell’ombra era crepato il cavallo e con lui ogni prospettiva di relazione stabile.

Nell’universo doppio, sulla strada non scelta ma reale come quella già imboccata, c’era l’uomo a due teste che aveva portato il suo cavallo al mattatoio.

Aveva seguito l’autocarro in stato di trance. Trasfigurato. Lei nella sua automobile speciale, dietro. Sia chiaro, non aveva mai visto l’uomo segreto emergere dalla nebbia con tanta nitidezza come in quel frangente. In sei mesi era stato comunque un re vittorioso; l’amante che dipingeva di rosso le unghie della sua protesi.