Mai visto un cielo così

C’era tutto. La montagna, le stelle, la pienezza della luna. La noia di un amore contrastato. La sensazione di essere api operaie, sazie di feste solitarie. Stare insieme legati da un baccello virtuale di sacrificio, con la personalità frammentata dalla paura del giudizio sociale. Era stata una sfida raggiungere l’isola, restare impigliato nel mare in inverno, senza nemmeno un bar dove curare i litigi da eccesso di convivenza. Quelli che non erano stati deportati arrivavano per un bicchiere di vino, per un piatto caldo o per qualche pettegolezzo che sarebbe diventato di lì a poco robaccia da fare scivolare nel tritarifiuti. La luce stava crescendo su questo segmento longitudinale, ma il senso di irreversibilità era retto, a picco. Potevamo credere in uno scopo? Un uomo risvegliato non cede alle illusioni, smette di volere cambiare la realtà e la attraversa venerando i dettagli. La luce sulla stessa montagna, che cambia a ogni stagione, un passero dalla coda vermiglia, il fuoco perpetuo del disinganno, le carezze della notte, gli odori catarrosi delle bocche al risveglio, il sole perfetto sui coppi. Un nulla spazioso come il cuore.