Io e te nel silenzio delle fontane

D’improvviso il sole si è abbrumato. Le mie parole invalide, inciampando sulle pietre, sono state fraintese. Le risposte, veloci come folate di tramontana, – le risposte già pronte -, ferivano. Ferivano e ferivano. È un giorno qualunque, di un anno cornuto. Le strade volteggiano, io volteggio. Tu no.

Un io e un tu sono quasi sempre la base di una storia occidentale. Ma qui chiamo la narrazione ‘paesaggio’. Un ritaglio di mondo sotto un cielo uguale ovunque, in una giornata uggiosa. Due persone ammanettate nel terrore, una no, l’altra sì. Tuttavia, ammanettate. C’è il parco pieno di cani di tutte le taglie e pezzature. Il fumo. Il silenzio dell’erba e delle fontane. Un silenzio seminato di morti. Tu Vin non ci sei più e non so perché fossi così importante, così nevralgico. Le parole per questo paesaggio non hanno i corpi, non hanno trama.

Miriam Cahn, Fuck Abstraction

Ti incontro, soffoco un bacio, trattengo l’entusiasmo, sei già perpendicolare: altissimo sopra la mia testa e scagli risentimento. Rancore anche, per quella vita che non ti ho promesso e pensavo ci fossimo incontrati per avere. Le mie mani sono invecchiate presto. Allo specchio vedo le occhiaie, la grana opaca della pelle, mi fai sentire invivibile. Non so con certezza quanto menta il mio pensiero. Non so perché menti tu. Ho comprato un profumo costoso, un nuovo paio di scarpe. Tu sei geloso, sembri un figlio imbronciato costretto ad assecondare un vizio, un copione a vite. Apro la finestra e volo.

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