Birth

 

Qui, nell’ammezzato, abita una poetessa. Talvolta, quando rincaso non troppo tardi ne intravedo la capigliatura soffice e le dita aggrappate agli scuri. Un giorno di marzo mi ha salutata. Aveva occhi molto lontani, il nostro giardino era bagnato da scintille di sole, fresie e violette già gareggiavano con il verde veleno dei colli.

Andrea rientra sempre spossato, ha le gote masticate da una rabbia nascosta, un occhio offeso da un lieve strabismo. È fedele alla guarigione analitica, aggredisce con voce morbida la sua donna, me, mai i suoi beni. Si muove silenzioso in uno spazio di quaranta metri quadrati – due camere, cucina soggiorno, bagno –. Ha bisogno d’essere ascoltato ma non interrotto, vorrebbe amore cattivo e andato a male. Vorrebbe le mani al collo non sulle braccia. Dorme troppo, divora di nascosto le mie provviste. Controlla i rumori, il rituale della triturazione del cibo, l’uso degli elettrodomestici. È stato ferito, è stato scacciato, è ancora qui. In due per abitudine.

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Joakim Eskildsen, Home works at the window, work in process since 2005