Perdonatemi, che si sia fatta sera

Il popolo dei Bambara chiama cane il membro virile e associa al cane il sesso. La docilità e fedeltà del cane sono solo una maschera per la ferocia che può esplodere, portando alla luce l’antenato che vive dentro di lui: il lupo, lo sciacallo, la iena

Deve calmarsi. Inspira sette volte ed espira altre sette. Cosa non si fa, cosa non si deve fare? Parlare del suo problema. Non sa contenersi. Le striscia fuori dalla bocca, viscido. Un topo morto, un muro a secco. Il sole. Un albero scheletrito e uno vivo. Oltre, il mare. Lui l’aveva presa lì, sulle pietre. L’aveva girata e con un po’ di sforzo era entrato fino in fondo. Mentre una tartaruga baciava la polvere. Non aveva sanguinato nonostante i tredici anni. Qualche volta lo sognava. Di spalle, a scuoiare un coniglio. Con le belle mani bianche ricoperte di un liquido scuro come inchiostro. Lei mascherata per un grande ballo, ma in un salone desolato. Con le candele accese e la musica inceppata su una domanda

Prendimi ancora, ripeteva. Ancora. Dal fondo della sala però, come un’ombra, cominciava a muoversi un cane che fulmineo si avventava sul suo polpaccio, addentandolo insieme a un lembo del vestito. Ecco, sentiva: è fatta. L’amore non è mai andato di moda se non nei racconti

 

From the other side

Ciao,

Era impossibile non pensarti dopo avere visto il film Mon roi (regia di Maïwenn). Impensabile non tornare a noi con la morte di Scott Weiland (leader degli Stone Temple Pilots) per overdose, in un tour bus, da solo e ormai lontano dalle luci dei riflettori.

Era la nostra giovinezza, eravamo belli e incapaci di amare

 

Non abbiamo parlato, non ho mai capito se tu abbia provato qualcosa per me, o fosse una specie di dipendenza come quella dalle sostanze illegali

Un giorno, era Natale o giù di lì, ho realizzato: «Se non me ne vado, di lui ci muoio»; così preparai ventinove scatoloni, insieme a Bruna e Paolo, e mi lasciai alle spalle la nostra città. E te.

Mentre stavo con un uomo ti ripercorrevo. Faticavo ad evitarlo. Quelle lacrime su e giù per una Bologna gelida. Quelle scampanellate furibonde nel cuore della notte, in preda a un delirio di possesso che mi squassava dentro. Quegli schiaffi davanti allo specchio mentre un’altra me, che non conoscevo, si prendeva i pensieri, il tempo, la luce. Quella perdita del futuro e del senso del noi…

Sono trascorsi anni, abbiamo passeggiato una sola volta da allora. Non sapevo ancora di essere sul limitare di un nuovo abbandono. Il peggiore, l’inaspettato. Mi amareggia il fatto che il momento apicale della mia (nostra) giovinezza sia stato così oscuro e inutile. Quando ti penso provo quasi un sentimento di disdetta e di impossibilità.

Stai bene? Lo so: se anche stessi soffrendo saresti incapace di confessarlo a qualcuno. Com’è laggiù? La convivenza ti ha aiutato ad uscire dalla penombra?

hellwein

Gottfried Helnwein, American Prayer, oil and acrylic on canvas, 2000

 Ti mando un pensiero dai nostri anni Novanta