You Got The Love

“Dunque, come le dicevo,
lei ha una fissazione d’amore.
Non esistono sentimenti così,
contemplati nella nostra psichiatria.
Le va bene?
– Certamente”
(Alda Merini, Delirio amoroso)

Deve incontrarlo fra un paio d’ore. La luce è morbida, come un maglione nuovo. Ha quello smalto su tutto il corpo, quel ritmo delle belle canzoni. Vuole cose. Le vuole perché le merita.

Wouter van Leeuwen, Katsumi Omori, 2011
Wouter van Leeuwen, Katsumi Omori, 2011

Deve incontrarla fra un paio d’ore ed è nervoso. Parla con un amico

― “Vuole cose che io…”

― “Che tu?”

― “Che io non so volere”

― “Ti piace?”

― “Mi piace”

― “E allora?”

― “È un casino”

― “Cosa?”

― “Tutto”

Lei si ferma davanti all’edicola di piazza Strozzi, saluta Gianni, l’uomo dei quotidiani, e legge sul Messaggero:Un barbone marocchino invitato da una donna a partecipare ai festeggiamenti natalizi la stupra dopo il cenone…”. Resta in silenzio. Andrà al suo aperitivo digrignando appena i denti bianchissimi

 

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David LaChapelle, Addicted to Diamonds, 1997

Lui ha assecondato le istruzioni. Vivendo come sua madre gli eccessi dei borghesi di provincia. Dal guscio delle convenienze. Con qualche incrinatura Punk a vent’anni. E laurea, master, studio al Patheon. L’invidia dei colleghi in scooter, che alle feste portano il Corvo. Come negli anni ’90

Tutto conquistato passo passo.  Nella Roma pigra dei taxi. Rinunciando alle velleità musicali. Qualche escort ogni tanto. La coca a Capodanno. La Thailandia come premio. La casa col mutuo da condividere con gli Erasmus. Alla soglia dei trentotto l’amore. Con una professionista elegante e curata. Figlia di un associato in Fisica e di una latifondista lucana dedita alla coltura del peperoncino. La sicurezza. Dopo tre mesi di convivenza ha confessato agli amici un dubbio. L’ha fatto dopo l’ultimo giro di gin. Con un’aria seria e indecifrabile. L’unico silenzioso nella caciara. Non si è fatto scuotere dalle domande. Più grevi che sensate.

― “Te scopi ‘natra?” gli ha chiesto Daniel

 

 

― “No. Lei capirà”, ha detto della sua giovane fidanzata

― “Le ho comprato un solitario da Tiffany”

 

CAMERA A SUD

Si torna a Roma. Una voragine e il timore di non essere cresciuti bene, di non avere affondato le radici nel terreno migliore. Si torna senza essere mai andati via dal Reno negato. Dai letti sfatti. E si lavora per fare precipitare i quaderni dei desideri nel cratere della montagna. Restando liberi e nuovi, in custodia del lavoro che santifica… Arsi nei roghi di fine anno, che trasformano le pagine incollate dall’umidità in propellente, per salire al cielo. 

Questa è la zona poetica di controllo. Al contrario, dove vivo il coro accorda le lagnanze. La calunnia soverchia le cose dello Stato. L’invettiva la miseria democratica. E il progetto di eguaglianza, acquattato dentro l’abolizione dei congiuntivi, dice pure troppo sulla inconcludenza del merito. Dove vivo è l’animosità del povero che non nutre speranza sul presente e il futuro. In quanto povero, infatti, non si può permettere né l’amore né la solitudine o, meno che mai, l’atteggiamento lirico. Egli soffre del taglio delle utenze: luce, acqua, gas, wireless. C’è, ancora, una scissione tra il povero di mezzi e quello di immagini; sappiate: il povero a una dimensione (d’immagini) non si accorgerà nemmeno della fragola, che potrebbe consolarlo prima della caduta nel burrone.

anita

Una piccola vita ordinata la mia, con i precetti e le norme dei travet. Sveglia alle 7.15, caffè, lettura, caffè, doccia, vestizione, passeggiata verso la redazione. La batteria si scarica… A un certo punto.

Ho sognato il mare, che da Bologna è escluso persino dalle rotte dei venti. I cavalloni avevano un colore inusuale: verde ossidiana. Scuro, brillante, denso come vetro liquefatto.

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Green erosion

Un uomo biondo, con occhi grandi e lontani, come quelli di Fabio il lupo, era (non chiedetemi perché ma ne sono certa) la guida del corso del tempo. L’angelo mi proteggeva; intanto osservavo, dalla soglia di una stanza che rischiava di essere inondata. La luce abbagliante circondava ogni cosa. Prima che le onde prendessero ogni cosa. Sentivo però che l’acqua non mi avrebbe travolta. Mai.

Dice Vince

Si torna senza essere mai andati via. A volte non c’è spazio neanche per il pensare e la scrittura è davvero un vortice, un cratere disegnato senza alcuna profondità, nient’altro che implosione. Siamo liberi, nuovi e spesso soli. Alla ricerca di occhi e di mani, di occhi recisi e di mani agitate.
Non è una bella serata ma le tue parole sono arrivate. E hanno reso il cratere profondo. Ti regalo un sorriso, ma non so se serve

1.-Il-Mago
Andrea Romito, Il mago, 2014