Si faceva strada la certezza di essere diversa. I maschi la schivavano e le femmine la invidiavano per la sua sfacciataggine
Era diventata vegana a dieci anni, deperendo in modo visibile nel giro di pochi mesi. Anche le mestruazioni le erano venute tardi. I genitori erano separati. Suo padre si occupava di investimenti nell’Europa dell’Est e la madre aveva un centro estetico nella loro città. La sorella frequentava di nascosto i club bondage. Greta aveva letto di una adolescente giapponese che si era ribellata alle norme di bellezza delle liceali facendosi crescere la barba. Un sabato di novembre aveva preso il rasoio di plastica rosa con le contro lamette intrise di gel all’aloe, che la sorella utilizzava per depilarsi le gambe, e l’aveva passato sulle guance e sopra le labbra, con la mano tremante. Non c’era ancora nulla da radere ma presto un’ombra nera sarebbe apparsa dove adesso la pelle era liscia e da poco le guance avevano smesso di essere tonde in modo infantile. A maggio, quando la trasformazione è già compita, incrocia Justin in palestra
“Ehi”
“Ehi”
“Certo che sei proprio forte”
“In che senso?”
“Intendo quella”
“Ti riferisci alla barba?”
“A cosa sennò?!”
“Uhm…”
“Sai che mi piace…”
“Beh… sei l’unico. E poi non l’ho fatta crescere per piacere a qualcuno”
“Mi piaci per questo”
Andarono nello spogliatoio e Greta sfiorò il petto di Justin che aveva due lievi rigonfiamenti, come due seni appena sbocciati. Sgranò gli occhi e Justin le chiese se le facevano schifo, lei fece di no con la testa.